Buona o perversa? A partire dal lungo Ottocento, nell'ordine simbolico della cultura occidentale, ogni nuova forma di protagonismo delle donne fuori dalla sfera della vita privata viene comunemente percepita come possibile sovvertimento degli assetti sociali e delle gerarchie in essi implicite. Sia la rappresentazione di una femminilità silenziosamente sottomessa sia l'immagine della donna peccatrice non ci permettono, tuttavia, nemmeno di sfiorare le identità reali ma solo l'immaginario su di esse della cultura dominante. Il volume intende prendere in esame i paradigmi pedagogici e i modelli educativi nei quali il genere diviene norma ed è frequente il ricorso allo stereotipo della bontà e della ritiratezza come antidoto all' emancipazione culturale e sociale.
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