Anni Ottanta, provincia toscana, un paesino senza nome, cresciuto attorno a una grande fabbrica che dà lavoro a chiunque. È qui che Tamara e Maria si conoscono: due vicine di casa che hanno ben poco in comune. La prima è un’adolescente di famiglia borghese, la seconda è un’operaia trentenne, alle dirette dipendenze della madre di Tamara. Nonostante queste differenze, tra le due si instaura un rapporto di complicità, quasi un legame tra sorelle che è però continuamente messo in discussione dalla realtà che le circonda: una è ancora alle prese con le prime cotte, l’altra affronta un momento delicato della propria convivenza; una ha tutta la vita davanti, l’altra è ostaggio di un passato di aspettative deluse; una vive inconsapevolmente nel benessere, l’altra non ne può più del suo lavoro. Ed è proprio lungo quest’ultima crepa, quella della diversa estrazione sociale, che si apre la voragine che le divide: un ostacolo che Tamara ignora, ma che Maria sente crescere davanti a ogni piccola difficoltà del suo quotidiano. Sarà la fabbrica, culla di aspirazioni e tensioni sociali, a ridisegnare i confini del loro rapporto. E lo farà chiedendo un caro prezzo, con la spietata grazia di un mostro d’acciaio.
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